Monumento Merli, 1922

Mario Monguidi (1896-1960)

Il monumento: posto sul viale che conduce alla Galleria Nord, è opera dell’architetto parmigiano Mario Monguidi, ed è databile al 1922, coevo alla sepoltura Pizzorni, stilisticamente affine.
Il manufatto, a base quadrata, è costituito da uno zoccolo in breccia bianca caratterizzato da fasce triangolari che sostiene un basamento parallelepipedo su cui si erge, maestosa, una figura femminile con le mani intrecciate, rivestita di una sorta di chitone ricadente in fitte pieghe e coperta di un ampio mantello con cappuccio sul capo.
Nella parte inferiore al centro un mascherone in bronzo è collocato entro una nicchia a terra. Ad unire i due elementi plastici, al di sopra di una serie di luci perpetue disposte secondo un profilo a cuspide, si sviluppa verticalmente una croce in bronzo, sormontata da una raggiera, che ha come sfondo due fasce musive policrome. Sul lato posteriore del monumento si apre l’accesso alla cripta, chiuso da un cancelletto in alluminio con elementi decorativi in bronzo.
La linea imponente e la sagoma della donna con mantello fusa in bronzo, come il mascherone a terra, dallo scultore parmigiano Guglielmo Cacciani (1893-1969), ne fanno una delle opere di maggiore impatto visivo presenti nel cimitero della Villetta. L’evidente richiamo al gusto Déco sottolineato dalla linearità delle forme, dalla stilizzazione dei motivi floreali nel mosaico e dalla foggia e configurazione delle lampade, si fonde con il forte simbolismo che emana dalle raffigurazioni plastiche. La ieratica figura di donna velata rimanda al noto dipinto L’isola dei morti dell’artista svizzero Arnold Böcklin (1827-1901) e alle atmosfere romantiche di fine Ottocento. Ma qui il taglio è più robusto e incisivo e ricorda, specie nello sguardo corrucciato e nervoso della maschera terrena, il monumento ai Caduti di Palanzano (PR), dello stesso Cacciani. Anche l’elemento della croce, sempre fortemente caratterizzante nelle architetture di Monguidi, riprende il modello utilizzato a completamento del Monumento Pizzorni, nel Campo dei Caduti alla Villetta.
Il racconto visivo si snoda lungo la linea verticale che parte dal corpo del defunto, ormai senza vita e destinato a dissolversi nella terra, fino alla raffigurazione dell’anima, legata dalla colpa (le mani serrate) pronta ad essere liberata grazie alla croce salvifica, per approdare al luogo dell’amore eterno.

La vita: nato a Corniglio, sull’Appennino parmense, nel 1896, Mario Monguidi frequentò la sezione di Architettura dell’Istituto di Belle Arti di Parma e fu allievo di Gian Giuseppe Mancini (1881-1954). Scoppiata la Prima Guerra mondiale, interruppe gli studi per arruolarsi come volontario (1915); al fronte compì azioni belliche valorose, meritando una medaglia di bronzo e una croce al merito. Ritornò a Parma a guerra finita, dopo un lungo periodo di prigionia e, a venticinque anni, conseguì brillantemente il diploma in Architettura (1921). L’attività del Monguidi trovò ben presto il suo centro di interesse nella realizzazione di opere celebrative o commemorative: dai numerosi monumenti ai Caduti della Prima e della Seconda Guerra mondiale a numerose edicole e cappelle funerarie nelle quali profuse una straordinaria inventiva formale. Diede il suo contributo anche nel settore residenziale, con alcune realizzazioni di particolare pregio. Moriva a Parma il 18 agosto 1960.

Le opere: fra i numerosi ricordi ai Caduti della Prima Guerra mondiale, in cui Monguidi seppe trasferire le emozioni provate personalmente sul fronte e nelle trincee, vanno ricordati l’ingresso monumentale del cimitero di Vigatto del 1923; i monumenti di San Polo di Torrile e di Roncole di Busseto (1926). Al 1925 risale l’incarico per il monumento a Filippo Corridoni, all’ingresso dell’Oltretorrente a Parma, dall’elevato valore simbolico e dalla felice soluzione urbanistica.
In ambito residenziale vanno citati Villa Vitali (1924-1925) sul Lungoparma e Palazzo Alessandri in piazzale Boito (1940) dagli echi Piacentiniani.
L’ultima sua opera fu la trasformazione della facciata della torre di San Paolo in monumento ai Caduti di Tutte le Guerre (1961). Contemporaneamente si dedicò all’architettura funeraria costruendo, nel cimitero di Parma, il cenotafio ai Caduti della società di Mutuo Soccorso “Pietro Cocconi” (1922), i monumenti Merli e Pizzorni (1922), numerose edicole, come quelle per le famiglie Gardelli (1923), Dall’Aglio Zanzucchi (1924), Carpi (1926), Stori Brigenti (1930), Spaggiari (1945), Guaita (1952), Camorali (1954); in provincia le cappelle Bo a Traversetolo (1925) e Carrara-Verdi a Busseto (1930). In tutti questi lavori, ispirati di preferenza al movimento secessionista, pur costretto a operare entro spazi limitati, si servì di una fantasia esuberante, influenzando con la sua visione artistica anche i suoi collaboratori, incaricati della parte scultorea dei monumenti, come Renato Brozzi, Guglielmo Cacciani, Alessandro Marzaroli e Carlo Mattioli.

Attraversando l’esedra centrale e spostandosi verso sinistra si incontra l’Edicola Barilla.

01. Ritratto dell’architetto Mario Monguidi modellato da Luigi Froni nel 1921 (Collezioni d’Arte Fondazione Cariparma).
02. Monumento Merli, prospetto principale.
03. Monumento Merli, particolare della figura femminile modellata da Guglielmo Cacciani.
04. Monumento Merli, particolare della maschera mortuaria.
05. Arnold Böklin, L’isola dei morti, olio su tela, 1880 (Kunstmuseum, Basilea).