Edicola Camorali, 1954-1955

Mario Monguidi (1896-1960)

Il monumento: l’architettura presenta un’impostazione lineare: semplificata nel disegno architettonico dei fronti, rivestiti in marmo, assume un carattere dinamico per i colori accesi dei mosaici posti nelle quattro nicchie sopra l’ingresso raffiguranti due angeli con turibolo nei riquadri esterni, e San Giovanni e la Vergine in quelli centrali. Il portale è impreziosito da elementi in bronzo precedentemente dorato raffiguranti due angeli inginocchiati (quello a sinistra reggente dei gigli, simbolo di purezza, e quello a destra un ramo di quercia, simbolo di fortezza), e da quattro clessidre simbolo della morte e della fugacità della vita.
La zoccolatura, in granito scuro bocciardato, contrasta con la superficie sovrastante (e aggettante) in materiale lapideo creando un suggestivo gioco plastico di ombre.
All’interno dell’edicola troviamo, sulla parete di fondo, una vetrata a forma rettangolare raffigurante, nel registro inferiore, il santuario di Fontanellato e nel registro mediano due angeli che sorreggono due festoni. Nel registro superiore vi è raffigurata la Madonna di Fontanellato col bambino in abiti sontuosi, la prima reggente un rosario ed una rosa, il secondo anch’esso con una rosa ed il globo con la croce; entrambi sono circondati da sette cherubini.
L’edicola, progettata nel 1953 da Mario Monguidi, viene realizzata fra il 1954 e il 1955 avvalendosi della collaborazione di importanti artisti parmensi attivi nei primi anni del secondo dopoguerra. Al grafico e pittore Carlo Mattioli (1911-1994) si deve l’ideazione dei mosaici in facciata e del disegno della vetrata (e i cartoni preparatori sono conservati presso la Fondazione Mattioli); allo scultore traversetolese Renato Brozzi (1885-1963) viene affidata la fusione del ritratto in bronzo del giovane Giovanni Camorali (1932-1953) scomparso a 21 anni il giorno del suo compleanno, la decorazione del cancello e la realizzazione dei quattro doccioni angolari in bronzo raffiguranti Cherubini. La Ditta Fratelli Santini cura la costruzione e le opere in marmo, il Gruppo Mosaicisti di Ravenna posa le decorazioni musive in nicchia della facciata e Angelo Tevarotto realizza la vetrata.

La vita: nato a Corniglio, sull’Appennino parmense, nel 1896, Mario Monguidi frequentò la sezione di Architettura dell’Istituto di Belle Arti di Parma e fu allievo di Gian Giuseppe Mancini (1881-1954). Scoppiata la Prima Guerra mondiale, interruppe gli studi per arruolarsi come volontario (1915); al fronte compì azioni belliche valorose, meritando una medaglia di bronzo e una croce al merito. Ritornò a Parma a guerra finita, dopo un lungo periodo di prigionia e, a venticinque anni, conseguì brillantemente il diploma in Architettura (1921). L’attività del Monguidi trovò ben presto il suo centro di interesse nella realizzazione di opere celebrative o commemorative: dai numerosi monumenti ai Caduti della Prima e della Seconda Guerra mondiale a numerose edicole e cappelle funerarie nelle quali profuse una straordinaria inventiva formale. Diede il suo contributo anche nel settore residenziale, con alcune realizzazioni di particolare pregio. Moriva a Parma il 18 agosto 1960.

Le opere: fra i numerosi ricordi ai Caduti della Prima Guerra mondiale, in cui Monguidi seppe trasferire le emozioni provate personalmente sul fronte e nelle trincee, vanno ricordati l’ingresso monumentale del cimitero di Vigatto del 1923; i monumenti di San Polo di Torrile e di Roncole di Busseto (1926). Al 1925 risale l’incarico per il monumento a Filippo Corridoni, all’ingresso dell’Oltretorrente a Parma, dall’elevato valore simbolico e dalla felice soluzione urbanistica.
In ambito residenziale vanno citati Villa Vitali (1924-1925) sul Lungoparma e Palazzo Alessandri in piazzale Boito (1940) dagli echi Piacentiniani.
L’ultima sua opera fu la trasformazione della facciata della torre di San Paolo in monumento ai Caduti di Tutte le Guerre (1961). Contemporaneamente si dedicò all’architettura funeraria costruendo, nel cimitero di Parma, il cenotafio ai Caduti della società di Mutuo Soccorso “Pietro Cocconi” (1922), i monumenti Merli e Pizzorni (1922), numerose edicole, come quelle per le famiglie Gardelli (1923), Dall’Aglio Zanzucchi (1924), Carpi (1926), Stori Brigenti (1930), Spaggiari (1945), Guaita (1952), Camorali (1954); in provincia le cappelle Bo a Traversetolo (1925) e Carrara-Verdi a Busseto (1930). In tutti questi lavori, ispirati di preferenza al movimento secessionista, pur costretto a operare entro spazi limitati, si servì di una fantasia esuberante, influenzando con la sua visione artistica anche i suoi collaboratori, incaricati della parte scultorea dei monumenti, come Renato Brozzi, Guglielmo Cacciani, Alessandro Marzaroli e Carlo Mattioli.

Si prosegue per il vialetto e si approda, dopo pochi metri, al centro del quadrante Sud-Est, ove si innalza il Monumento a Niccolò Paganini. Sul lato destro si trova il Monumento ai liutai Gaetano e Pietro Sgarabotto di stile contemporaneo.

01. Edicola Camorali, veduta d’insieme.
02. Edicola Camorali, i mosaici della facciata.
03-04. Carlo Mattioli, cartoni preparatori per i mosaici di facciata dell’Edicola Camorali raffiguranti due angeli con turibolo nei riquadri esterni e San Giovanni e la Vergine in quelli centrali (Fondazione Mattioli, Parma)
05. Carlo Mattioli, cartone preparatorio per la vetrata dell’Edicola Camorali raffigurante la Vergine di Fontanellato (Fondazione Mattioli, Parma).
06. Renato Brozzi, angeli annuncianti sul cancello dell’Edicola Camorali.
07. Renato Brozzi, doccioni per l’Edicola Camorali al Cimitero della Villetta, scagliola (Museo Brozzi, Traversetolo).
08 – Renato Brozzi, ritratto del giovane Giovanni Camorali all’interno dell’Edicola.