Oratorio di San Gregorio Magno, 1819
Giuseppe Cocconcelli (1740-1819)
Il monumento: nel 1819 iniziava la costruzione, in asse con l’ingresso del Cimitero, al centro del lato Ovest, della cappella dedicata a San Gregorio Magno, su progetto autografo, come il cimitero, di Giuseppe Cocconcelli.
Nella seduta del Consiglio degli Anziani del 17 ottobre 1818 riunita «per deliberare sui lavori da farsi al cimitero della Villetta», era stata approvata la costruzione, a partire dalla primavera 1819, della Cappella, che, conclusi i lavori, veniva benedetta alla presenza della duchessa Maria Luigia (1791-1847) il 24 maggio 1823.
La cappella a pianta quadrata, ha una semplice facciata neoclassica, (rialzata di circa un metro e mezzo rispetto al piano di campagna e raccordata al viale principale da una scalinata), con portico tetrastilo con colonne doriche e timpano. Due scalette laterali permettono di entrare anche dai porticati al vano centrale, che riprende la pianta ottagonale del recinto.
L’Ottagono, secondo la simbologia cristiana codificata da Sant’Agostino, simboleggia l’ottavo giorno – il giorno senza tramonto – e la resurrezione di Cristo. Per questo numerosi edifici di culto, in particolare battisteri e cimiteri, assumono tale forma.
Come nel cimitero i triangoli di risulta fra l’Ottagono e il quadrato creavano aree di servizio, all’interno dell’Oratorio i quattro vani triangolari fungevano da raccordo con le due sagrestie (costruite in aggetto, esternamente al limite del porticato), da vano scale per raggiungere la cantoria posta in fronte all’altare e da ripostiglio. Gli interni, con una decorazione a tempera di modesto valore sono abbastanza spogli, ad eccezione del pavimento in marmo alla palladiana con cornici policrome.
La pala dell’altare, raffigurante San Gregorio Magno (540 ca.-604), papa e dottore della Chiesa che aveva dato impulso al culto dei morti, veniva commissionata dalla duchessa a Giorgio Scherer (1831-1896) che la terminava nel 1823.
Nel 1926 l’Oratorio veniva lievemente ampliato, aggiungendo un piccolo coro a terminazione poligonale, in aggetto oltre il muro di cinta del cimitero, su progetto dell’ingegner Ugo Vitali Mazza (1902-1978).
La vita: capostipite della dinastia di ingegneri e topografi parmigiani che ebbe in Antonio il suo culmine, Giuseppe era nato a Parma nel 1740. Scarne le notizie biografiche. Di lui si sa solo che lavorò a lungo per la Congregazione dei Cavamenti di Parma, lasciando un prezioso archivio che documenta la sua attività. Nel 1763 fu assunto come ingegnere in qualità di coadiutore al perito Antonio Gherri nell’Uffizio de’ Cavamenti coll’annuo assegno di zecchini 36. Capitano e ingegnere idraulico, risulta già attivo nel 1765, anno in cui realizzò la Pianta dei cavi sotterranei di Parma. Il Cocconcelli nel 1768 fu inserito nella Congregazione dei Cavamenti come vice-perito di Gherri. Già in questo ruolo ebbe modo di dimostrare più volte quel rigore tecnico-scientifico che lo portò ad assumere incarichi sempre più rilevanti e responsabilità in vari settori della vita cittadina di Parma. Restò perito dei Cavamenti fino allo scioglimento della Congregazione a opera dei Francesi, i quali tuttavia continuarono a fare riferimento alla sua persona per lungo tempo. Morì nel 1819 all’età di 79 anni.
Le opere: nel periodo francese disegnò, con il figlio Ferdinando, la Carta compendiata degli Stati di Parma, Piacenza e Guastalla e prestò le sue capacità per il rilievo e la misurazione degli edifici conventuali soppressi della città di Parma, eseguendo una serie di disegni che dovevano costituire la base per la progettazione di nuovi edifici: quelli di Sant’Agostino, di Santa Maria della Neve, di Santa Cristina e di Santa Maria del Carmine. Nei primi anni della Restaurazione si occupò dell’adattamento a Ospedale dei Pazzi del complesso conventuale di San Francesco di Paola e dei Mulini bassi. Fece anche un progetto di facciata per il nuovo edificio dell’Ospizio di Maternità (1819), che doveva insistere sull’antica chiesa e convento delle Cappuccine vecchie di Santa Maria della Neve. Fu definito primus inter idraulicos, geometras atque architectos e fu progettista tra l’altro del Ponte San Giovanni a Colorno (1793) e del cimitero della Villetta di Parma (1817).
Il percorso prosegue continuando sotto il porticato in direzione Sud fino ad incontrare il famedio Venturini.