Monumento a Padre Lino, 1929, 1947
Guglielmo Cacciani (1892-1969)
Il monumento: al centro dell’arco numero 10 delle Famiglie Francescane di Parma si erge il sarcofago in travertino sagomato recante le indicazioni del defunto Padre Lino Maupas. Una grande croce sempre in travertino occupa l’arcata e ai lati dell’asta due targhe in marmo recano i nomi dei Francescani defunti. A sinistra del sarcofago è posta la statua a tutto tondo di Padre Lino, ripreso mentre è in cammino a braccia conserte. Sopra di lui è murata una targa in bardiglio grigio recante l’epitaffio. L’abbondanza di lumini e fiori testimoniano la particolare devozione dei parmigiani per questo eroe della carità. Si deve a Riccardo Barilla (1880-1947), amico e benefattore di Padre Lino e titolare del pastificio presso cui era morto il venerabile frate, la costituzione, unitamente a numerosi cittadini, di un comitato che pochi giorni dopo le esequie aveva aperto una pubblica sottoscrizione per l’erezione di un monumento a ricordo del francescano e aveva chiamato il promettente scultore Guglielmo Cacciani (1892-1969) a modellare l’opera, prestando una stanza del Pastificio di Barriera Vittorio Emanuele per l’esecuzione del lavoro. Ma la sottoscrizione, pur così bene impostata, raggiungeva appena la cifra di 5002,23 Lire così che «il cav. Barilla… ha completato la somma occorrente di un contributo di pressoché altrettanto; e così il voto della cittadinanza sarà un fatto compiuto».
La scultura in bronzo di Cacciani veniva collocata alla Villetta il 1 settembre 1929 e benedetta dall’Arcivescovo monsignor Guido Maria Conforti (1865-1931), inizialmente al centro del Camposanto in una aiuola provvisoria, e successivamente nell’arco della Famiglia Francescana, il quinto a destra dell’ingresso principale. Solo il 13 luglio 1947 veniva collocato il sarcofago in pietra, pure disegnato dal Cacciani, con il suo corpo, spostando a fianco la statua e murando l’epitaffio dettato da Ildebrando Cocconi (1877-1943): «Fu come la carità fatta persona. – Profuse per 30 anni – la sua grande anima Francescana – a tutte le miserie. – Poveri e ricchi, – magistrati e detenuti, – uomini di studio e gente del popolo – sentirono in Lui – che al di sopra di tutto – vince sempre l’amore».
Sempre nel 1947, il 22 novembre, veniva benedetto il “Chiostro di Padre Lino” nell’angolo Nord-occidentale della Villetta, su progetto dell’architetto comunale Amerigo Bonaconza, voluto e finanziato dall’Amministrazione Comunale.
La vita: Alpinolo Maupas nato a Spalato il 30 agosto 1866, era figlio di un funzionario statale dell’Impero Austro-Ungarico e di Rosa Marini, di Avezzano in Abruzzo, attrice di talento.
Compiuto il noviziato presso i Francescani di Capodistria, nel 1882 aveva vestito il saio, ma quattro anni dopo, terminati gli studi, aveva lasciato il convento ed era tornato in famiglia. Nel 1888, dopo alcuni anni di sbandamento, grazie al sostegno dello zio, monsignor Pietro Doimo, arcivescovo di Zara, chiedeva di rientrare nell’ordine di San Francesco col nome di Frate Lino e, ripetuto il Noviziato, questa volta in Italia, nel convento di Fucecchio, in Toscana, veniva consacrato sacerdote a Rimini il 30 novembre del 1890. Si preparava alla missione in Albania, ma l’aggravarsi di un disturbo alla vista lo costringeva ad un intervento a Bologna e ad una lunga convalescenza. Da qui, come guidato da una misteriosa mano, Padre Lino, dopo quasi due anni di permanenza nel convento di Cortemaggiore, il 18 giugno 1893, giungeva ventisettenne nella città emiliana dove sarebbe rimasto per tutta la vita.
Nominato cappellano del Carcere di San Francesco nel 1900 e quindi del Riformatorio minorile della Certosa nel 1910, si prodigò a favore dei bisognosi e dei disperati della città, rinunciando al cibo e al sonno per i suoi poveri e conducendo una vita che lo avrebbe ben presto portato ad una vecchiaia precoce.
Moriva presso il Pastificio Barilla il 14 maggio 1924 mentre chiedeva al suo amico e benefattore Riccardo Barilla l’assunzione per un giovane disoccupato.
Il 25 luglio 1942 aveva inizio presso la Curia vescovile di Parma il processo di beatificazione di Padre Lino, che il 26 marzo 1999 è stato dichiarato Venerabile da Papa Giovanni Paolo II.
L’opera: autore della scultura in bronzo è Guglielmo Cacciani (1893-1969), nativo di San Lazzaro Parmense, diplomatosi all’Istituto di Belle Arti di Parma e, appena diciannovenne, invitato a eseguire alcune statue per il monumento a Giuseppe Verdi collaborando con Ettore Ximenes (1855-1926). Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo costrinse a interrompere la sua attività e lo portò a vivere le fatiche e le angosce delle trincee, che saprà descrivere con profonda verità e dignità in numerosi monumenti funebri ancor oggi presenti nel Cimitero monumentale della Villetta di Parma: dalla sepoltura del colonnello Ettore Pizzorni (1922), dove il volto del fante emerge dalla terra (come fosse affondato in una trincea) tra le lame delle falci che la Morte incessante cala, per guardare verso il cielo nella direzione indicata da una croce avvolta dal filo spinato; ai drammatici bassorilievi del monumento ai Caduti della Società di Mutuo Soccorso Cocconi (1922) dove il dolore di chi piange si fonde alla gloria degli eroi; alla targa in marmo della Società Commessi e Impiegati (1923), dove la figura del fante morente è sollevata da un’ala piumata che trasporta il corpo esanime verso le stelle tra le lingue vermiglie del sangue versato per la Patria.
Suoi sono anche il monumento dei Caduti di Langhirano (1922), una piramide di marmo sormontata dalla figura di un combattente avvolto nel sudario nell’atto di baciare una spada (fuso nel 1940) e quello di Palanzano (1923) con l’eroe che si innalza dai reticolati verso il cielo. Nel 1924 finì la parte scultorea del monumento ai Caduti di Noceto, (fuso nel 1941, poi spostato in piazza del Risorgimento e rifatto con altra scultura nel 1978), quindi, con l’architetto Bruno Canattieri, attese all’esecuzione del monumento ai Caduti di Golese (1927), noto solo attraverso le foto d’archivio e fuso sempre nel 1940, caratterizzato da una figura di milite, eretto con le braccia poggiate alla lunga spada, pronto a difendere le figure dei feriti che, alle sue spalle, si appoggiano ad una grande ala in pietra.
Cacciani, che è ancora noto per un busto di Beethoven (1920) oggi in Belgio, per le forme ieratiche del monumento Merli alla Villetta (1922) (> scheda 11 di questo percorso) e per l’intenso monumento a Padre Lino Maupas (1929), concluderà la sua attività artistica nel 1939 per divenire modellista disegnatore della ditta Bormioli Rocco, dove rimarrà a progettare liquide forme in vetro fino al 1968, pochi mesi prima di morire.
Volgendo le spalle alla figura di Padre Lino, si attraversa il nastro d’asfalto e, superate le vasche dell’acqua, si imbocca il controviale destro fino a giungere alla slanciata Edicola Azzoni.
01. Ritratto fotografico di Padre Lino Maupas intorno al 1910 (Archivio SS. Annunziata, Parma).
02. Padre Lino distribuisce la minestra ai poveri (Archivio SS. Annunziata, Parma).
03. La scultura raffigurante Padre Lino modellata da Guglielmo Cacciani prima della fusione in bronzo (Archivio SS. Annunziata, Parma).
04. Moderanno Chiavelli, studio per la sistemazione della tomba di Padre Lino, 1946 (Archivio SS. Annunziata, Parma).
03. La scultura di Padre Lino alla Villetta.