Società M. S. Commessi e Impiegati
(1923) – Targa ai Caduti della I Guerra Mondiale
Vicende: la targa marmorea in biancone di Verona della Società di Mutuo Soccorso fra Commessi di Commercio e Impiegati, scoperta il 14 marzo 1926 alla presenza delle Autorità cittadine, progettata dall’architetto Mario Monguidi (1896-1960) e realizzata dallo scultore Guglielmo Cacciani (1893-1969) raffigura l’altorilievo di un soldato caduto trasportato verso il cielo dall’ala della Vittoria e fregiato da fiamme purpuree in mosaico di pasta di vetro e dall’ispirata epigrafe dettata ancora una volta da Ildebrando Cocconi (1877-1943): «Purpurea come il sangue – Per la terra dei padri versato – è vostra gloria Fratelli – custodita dalla dea Libertà – sospiro affanno ultimo vostro – nel mar della Patria, luce – ai naviganti superstiti».
Il monumento: al centro della grande lastra in biancone di Verona, emerge la figura di un soldato, scolpito in forte rilievo, come trasportato da un’enorme ala d’aquila. La posizione del soldato che offre la sua vita per la Patria ricorda quella di Cristo sulla croce e l’accostamento della grande ala, sottolinea l’accostamento alla sfera celeste e la vicinanza, oltre che alla stella – qui realizzata in mosaico – con la Nike, l’alata dea greca della vittoria. La vitrea fiamma purpurea, del colore del sangue versato, richiama il fuoco della fede e il tema del sacrificio e sale al cielo della gloria.
L’ottima qualità formale e l’indiscutibile abilità plastica associate ad alcuni elementi stilistici (l’arto troncato e lo sguardo vacuo), portano ad attribuire la parte scultorea a Guglielmo Cacciani (1893-1969), pure autore, sempre in collaborazione con l’architetto Monguidi, anche degli apparati delle sepolture Pizzorni e Merli al Cimitero monumentale della Villetta. La lirica incisa sul lato destro della lastra è firmata – come quella del consimile monumento dei Barbieri e Parrucchieri caduti – da Ildebrando Cocconi.
Ildebrando Cocconi (1877–1943), avvocato, fu poeta civile, di derivazione romantica ma di taglio classico, cresciuto alla scuola del Carducci, e chiuse il ciclo della poesia parmense d’ispirazione ottocentesca. Spirito fiero e indipendente, generoso e cavalleresco, amante della libertà e insofferente della tirannide, accorse volontario nella prima guerra mondiale ove si guadagnò una Medaglia d’argento al Valor Militare. Consigliere comunale di Parma e candidato alla Camera nell’anteguerra, si interessò di politica ma non fu mai un politico nel senso letterale del termine. Di idee socialiste, militò nel partito sino all’entrata in guerra nel 1915. Nei giorni dell’intervento si affiancò ad Alceste De Ambris, che difese ripetutamente in Corte d’Assise, in piena battaglia contro il socialismo ufficiale. Democratico fino allo spasimo, oratore trascinante, conobbe i trionfi del Foro e il favore della folla, che guardò a lui come a un faro di luce e di sapienza.