Monumento Carlo Ferrari, 1925 ca.
Ettore Leoni (1886-1968)
Il monumento: opera emblematica di Ettore Leoni, databile intorno al 1925, su un alto basamento di granito a base quadrata sviluppa una struttura verticale sormontata dalle tre croci del Golgota, unite a racchiudere due vetrate dipinte a motivi floreali di rose e gigli simbolo di amore, sacrificio di Cristo e purezza. Tra le croci e le due vetrate è collocato un mosaico a tessere dorate, rosse e bianche raffigurante un sole; al centro di ognuna delle tre croci sono rappresentati, con la tecnica del mosaico, un cuore in fiamme e due croci. Ai lati sono posti due vasi portafiori in marmo decorati da motivi geometrici dorati, rossi e blu. Se la forma architettonica guarda al gusto Déco, l’apparato decorativo (mosaici, vetrate dipinte e acidate e statua in bronzo), è ancora di gusto floreale e mimetizza la simbologia massonica nella figura femminile che cosparge di rose la base del sepolcro. Due sono già a terra, l’altra sta per essere lanciata. Sono le “tre rose di San Giovanni” che rappresentano “luce, amore e vita”. Pur non firmata, la statua in bronzo, per l’ispirazione classica e per il movimento è avvicinabile alle opere di Emilio Trombara (1875-1934).
La vita: Ettore Leoni nacque a Parma l’8 agosto 1886 da Antonio e Teresa Luccini. Il padre, artista e titolare di una ditta di lavorazione di marmi e pietre con sede in via Linati a Parma, lavorò spesso con il figlio, soprattutto nella realizzazione di cappelle e monumenti funerari, di motivi decorativi plastici, di sculture e di pannellature di rivestimento.
Qualche anno dopo il diploma in architettura (1907) all’Istituto di Belle Arti di Parma, Ettore fu chiamato a realizzare palazzo Marchesi (1913), all’angolo di via Melloni e via Garibaldi, impostato sul prototipo della casa parigina della seconda metà del XIX secolo.
La carriera, felicemente iniziata, venne però presto interrotta dal primo conflitto mondiale, al quale partecipò come ufficiale di cavalleria, perdendo in guerra la mano sinistra.
Ripresa l’attività nell’immediato dopoguerra, Leoni trovò a Parma il terreno ideale per esplicare una vastissima attività costruttiva in tutti i settori – dall’edilizia residenziale di qualità, per la borghesia cittadina, alle commesse pubbliche, ai progetti industriali, alle costruzioni funerarie – che lo impegnò sino alla vecchiaia.
Ettore Leoni moriva nella sua città il 30 maggio 1968 e riposa al cimitero della Villetta in quella edicola di famiglia da lui stesso progettata con grande perizia.
Le opere: in un decennio di intenso lavoro, Ettore Leoni costruì la Banca Agraria (1920-1923), lo stabilimento della vetreria Bormioli (1921), il campo sportivo Tardini (1922), la parte della Ghiaia lungo viale Mariotti (1927), casa Corradi (1927) alla fine di via Cavour, casa Quirici (1928) all’inizio di via Parmigianino, palazzo Chiari (1928) in piazzale dei Servi e palazzo Serventi (1930) in via della Repubblica.
Particolarmente attivo nella progettazione di villette monofamiliari lasciò numerosi esempi sia nelle nascenti periferie cittadine che in provincia. Si ricordano, tra le altre, villa Barilli (1913), all’inizio di via delle Fonderie, villa Leoni (1913) in viale Martiri della Libertà, villa Figna (1916) in via Palestro, villa Salvini (1919) in viale Solferino, Villa Saccani, con serra per aranciaia e floricoltura (1921), casa Capra su viale Campanini, in collaborazione con Gino Robuschi (1923), villa Artoni o Adele (1924) in viale Martiri della Libertà, villa Sambataro a Fontanellato, realizzata nel 1925 con la collaborazione del geometra Pastorini, villa Chiari (1930) in via Emilia Est, villa Gelmini (1934) in viale Partigiani d’Italia, villa Maghenzani (1946) a San Pancrazio, villa Bormioli (1946) a San Leonardo, villa Boni (1947) in via P. M. Rossi, villa Alessandrini (1925) a Sant’Andrea Bagni, villa Rossi (1923), villa Roffi (1932), villa Zecca (1932) a Soragna, villa Medioli (1946) a San Martino Sinzano e villa Alinovi (1946) a Sala Baganza.
Leoni si specializzò anche nella progettazione di spazi ed edifici per le attività economiche e produttive. Sotto questo aspetto sono da ricordare il complesso industriale Caselli (1925) in via Emilia Est, il mulino Figna (1927) a Valera, lo stabilimento Cavazzini (1946) in viale Fratti, palazzo Gelmini (1950-1957) in piazzale Santa Croce, le officine Gelmini (1950-1960) in via Ferrari, le succursali della Banca Agraria a Fontanellato e a Soragna (1920-1923), la sistemazione di viale Verdi (1932) e l’ampliamento dell’orfanotrofio femminile Meli-Lupi (1933), a Soragna, il complesso colonico Chiari (1944-1945) a Madregolo, e lo stabilimento Alinovi (1944), a Sala Baganza.
Nel settore funerario le opere firmate da Leoni sono caratterizzate da una elevata qualità formale e di realizzazione. Fra le tante, a Parma ricordiamo il monumento Cloetta (1916), le edicole Leoni (1913-1920), Bormioli (1924), Romanini (1926-1929), Chiari (1933) e Tanzi (1939).
In provincia sono da ricordare le cappelle Bettati (1948) e Azzali (1949) a Marore, Crescini (1950) a Fontanellato, Magnani (1952) a Roccabianca e Medioli (1953) a Valera. Confrontandole con gli altri edifici realizzati dal Leoni, si colgono i vari aspetti della sua versatilità professionale.
Si attraversa il viale centrale e si imbocca il vialetto che inoltrandosi verso Sud ci conduce alla monumentale Edicola Colla dalla cupola dorata, posta al centro del quadrante.
01. Monumento Carlo Ferrari, veduta generale.
02. Monumento Carlo Ferrari, particolare delle tre croci con le vetrate decorate a motivi floreali.
03. Monumento Carlo Ferrari, particolare con la figura femminile che cosparge di rose il sepolcro.
04. Monumento Carlo Ferrari, particolare dei vasi porta fiori, di gusto razionalista, incrostati di tessere musive.