Arca Schianchi Gnecchi, 1920

Emilio Trombara (1875-1934)

Il monumento: l’arca monumentale, posta fra i pilastri sotto l’arco numero 46 e rivolta al campo, è costituita da un grande sarcofago di forma mistilinea in marmo. Appoggiata al sarcofago all’esterno dell’arcata si staglia una figura femminile a tutto tondo, in misure reali, vestita con una leggera veste succinta trattenuta da una croce all’altezza del ventre, che sorregge con le mani e le braccia distese un lungo tralcio di rose, fusa in bronzo dallo scultore parmigiano Emilio Trombara. Il volto – che ha la fisionomia di Nella Rossini, moglie dell’artista – segnato dalla tristezza, la folta capigliatura sciolta dietro le spalle, il busto eretto, un seno nudo, l’ampio arco della braccia sostenente una ghirlanda di rose, denunciano una chiara tendenza stilistica di gusto Liberty. Le rose sono i fiori che si offrono all’amato e qui l’ampia ghirlanda, sostenuta da questa creatura angelica – la croce della cinta è l’unico riferimento di carattere religioso – unisce idealmente gli estremi dell’arca ove risposano i defunti – Adele Schianchi (26.2.1899-30.11.1919) ed il tenente Tino Gnecchi (11.2.1893-4.2.1920) – scomparsi a distanza di un anno e mai approdati alle desiderate nozze. E il tema dell’amore in vita, destinato a durare senza fine nell’eternità è ripreso anche dal bassorilievo sul retro, che nel raffigurare una scena di carattere classico, presenta il ricongiungimento delle anime dei due innamorati – come recita l’epigrafe sottostante – là «ove l’amor non muta». Nella zona di destra si scorge l’immagine dell’arca funeraria Schianchi Gnecchi posta sotto l’arco della Villetta e viene indicata dalla figura femminile al giovane uomo. Appena a fianco due figure femminili piangono la scomparsa dei giovani, mentre altre anime, spostando via via lo sguardo verso sinistra, si riabbracciano. Al fondo angeli alati trasportano nuove anime di defunti. All’estrema sinistra, su uno sfondo di templi classici, un giovane uomo versa nel braciere l’olio della sua anfora mentre un uomo, coronato d’alloro e con la bandiera nella mano, viene accolto da una figura femminile in peplo, raffigurazione della Patria che accoglie il giovane militare autore di imprese gloriose. Presso l’Archivio Storico Comunale di Parma è conservata la fotografia coeva del primo bozzetto, poi modificato, che recava una variante significativa: una statua dei due giovani distesi al di sopra dell’arca in una eloquente immagine di amore mutuata dalle urne funerarie etrusche. Probabilmente ritenuto all’epoca non opportuno anche a causa delle complesse vicende famigliari, venne sostituito dalla grande figura femminile, senza, peraltro, alterare il profondo significato simbolico.
Viene spontaneo il rimando stilistico all’altra grande figura femminile, modellata da Trombara sull’arca posta in fregio alla Galleria Sud (Monumento Giordani–Mancini, Arco 81).
Sono da ricondurre allo stesso progetto unitario anche le lastre poste sullo spessore dei pilastri laterali, con cornici in bronzo e vasi porta fiori ornati da sfingi.

La vita: figlio dell’architetto Carlo, Emilio Trombara nacque a Parma il 13 giugno 1875. Fu scultore dotato di una spiccata inclinazione naturale per la modellazione, non ampiamente sviluppata nell’arco di una vita breve, in gran parte spesa nella città natale, dove lasciò il segno di un talento solo tardivamente e in parte riconosciuto. Gli studi artistici si svolsero nell’ultimo decennio del XIX secolo all’Istituto di Belle Arti di Parma, dove Cecrope Barilli teneva la cattedra di Figura e Agostino Ferrarini quella di Scultura. Da quegli insegnamenti il Trombara, incostante nella frequenza, trasse le nozioni fondamentali per poter operare in proprio, rifuggendo istintivamente dal metodo che la scuola imponeva. Per questo non raggiunse la meta del diploma. Fu attratto da Firenze, dove, lavorando col Garella, studiò dal vivo ciò che la sua indole ribelle gli permetteva di osservare nella piena libertà delle scelte. Rientrato a Parma, fece parte del gruppo di scultori che nel 1912 realizzarono le statue per il monumento a Verdi dai bozzetti originali di Ettore Ximenes. Rapporti di reciproca stima legarono il più noto artista palermitano e il giovane parmigiano e fu proprio Ximenes che gli affidò nel 1907 l’incarico dei restauri delle sculture equestri del Teatro Farnese. E ancora Trombara eseguirà la fusione della vittoria alata del monumento alla Vittoria di viale Toschi nel 1931. Nel primo ventennio del XX secolo sono da ricordare i bronzi che ornano la freddezza marmorea delle sepolture del Cimitero della Villetta di Parma, che con lo stile inconfondibile e la loro numerosità, finiranno per caratterizzare in senso floreale lo spazio dell’ottagono storico. Trombara moriva, a 59 anni, il 20 gennaio 1934.

Le opere: a lui sono da ascrivere i busti della galleria dei Poeti della Rocca Meli Lupi di Soragna. Numerose sono le sue realizzazioni nelle chiese di Parma: le Via Crucis di Sant’Antonio Abate, Sant’Uldarico, Santa Caterina; i fonti battesimali in San Sepolcro (replicati in copia in Sant’Antonio e San Benedetto) e in Santa Maria Maddalena. Nel 1913 modella la targa commemorativa in bronzo di Don Carlo Maria Baratta nel piazzale di San Benedetto. Ma la maggior parte delle sue realizzazioni sono d’ambito privato e cimiteriale. Presso il Cimitero monumentale della Villetta vanno ricordate l’Edicola Colla, progettata e realizzata integralmente da Trombara, l’Edicola Romanelli, sormontata dall’ardito gruppo scultoreo con gli angeli in volo, la Cappella Paris-Costa, i monumenti Bocchialini-Corchia, Chierici, Salvatori; la monumentale ara Schianchi Gnecchi e l’ara Mancini; il monumento al medico parmigiano Giovanni Inzani nella Galleria Nord, il monumento dell’Orfanotrofio Vittorio Emanuele II, …

Proseguendo sotto i portici in direzione Ovest, poco dopo la svolta, si prende a destra il varco che conduce alla Galleria Perimetrale Nord e, piegando a sinistra, si prosegue sempre nella stessa direzione di marcia fino a salire tre gradini che immettono nel padiglione coperto a lato della Galleria Nord, ove è esposta la statua del Monumento al Partigiano opera di Marino Mazzacurati.

01. L’arca Schianchi Gnecchi con la figura femminile che regge una ghirlanda di rose, opera dello scultore Emilio Trombara.
02. Il bassorilievo che raffigura il ricongiungimento delle anime dei due sposi promessi, scomparsi a distanza di un anno, prima delle nozze. Sulla destra, sotto il porticato, si scorge la sagoma dell’arca monumentale.
03. Emilio Trombara, foto del modellino dell’arca Schianchi Gnecchi, 1920 (Eredi Trombara, Parma).
04. Foto della scagliola della grande figura femminile con le rose prima della fusione in bronzo, 1920 (Eredi Trombara, Parma).
05. L’arca in una foto del 1920 al termine dei lavori (Eredi Trombara, Parma).
06. Particolare dei vasi da fiori di gusto egizio ornati da quattro sfingi e da vetri colorati.