Edicola Guaita, 1952
Mario Monguidi (1896-1960)
Il monumento: l’edicola voluta da Anselmo e Walter Guaita è stata progettata nel 1952 dall’architetto Mario Monguidi. La sua collocazione, a pochi metri dal monumento a Niccolò Paganini, ha spinto il progettista, autore poliedrico di numerose sepolture presso il Cimitero di Parma, ad una scelta stilistica molto vicina alla classicità.
L’edicola, totalmente rivestita in travertino bianco, è assai slanciata e caratterizzata dal timpano mosaicato di rosso e recante al centro una corona di alloro in travertino e dai prospetti laterali incisi dalle figure della croce e del cerchio, simbolo cristiano e simbolo dell’eternità.
Monguidi si avvalse della collaborazione di Carlo Corvi (1904-1978) per modellare gli elementi decorativi e di Carlo Mattioli (1911-1994) per i cartoni dei mosaici con le due figure di angeli in facciata, realizzati dalla Cooperativa mosaicisti di Ravenna che con i loro cromatismi accesi danno movimento alla costruzione monocroma che si slancia verso il cielo. Risulta interessante notare le varianti apportate al disegno preliminare, conservato in Archivio Storico Comunale a Parma, come il fregio del timpano e la sostituzione della monofora centrale con un altorilievo della croce e dei rami di palma. Da notare l’intavolazione delle singole facciate che si conclude a creare una scanalatura che interrompe e dà profondità alle superfici.
La vita: nato a Corniglio, sull’Appennino parmense, nel 1896, Mario Monguidi frequentò la sezione di Architettura dell’Istituto di Belle Arti di Parma e fu allievo di Gian Giuseppe Mancini (1881-1954). Scoppiata la Prima Guerra mondiale, interruppe gli studi per arruolarsi come volontario (1915); al fronte compì azioni belliche valorose, meritando una medaglia di bronzo e una croce al merito. Ritornò a Parma a guerra finita, dopo un lungo periodo di prigionia e, a venticinque anni, conseguì brillantemente il diploma in Architettura (1921). L’attività del Monguidi trovò ben presto il suo centro di interesse nella realizzazione di opere celebrative o commemorative: dai numerosi monumenti ai Caduti della Prima e della Seconda Guerra mondiale a numerose edicole e cappelle funerarie nelle quali profuse una straordinaria inventiva formale. Diede il suo contributo anche nel settore residenziale, con alcune realizzazioni di particolare pregio. Moriva a Parma il 18 agosto 1960.
Le opere: fra i numerosi ricordi ai Caduti della Prima Guerra mondiale, in cui Monguidi seppe trasferire le emozioni provate personalmente sul fronte e nelle trincee, vanno ricordati l’ingresso monumentale del cimitero di Vigatto del 1923; i monumenti di San Polo di Torrile e di Roncole di Busseto (1926). Al 1925 risale l’incarico per il monumento a Filippo Corridoni, all’ingresso dell’Oltretorrente a Parma, dall’elevato valore simbolico e dalla felice soluzione urbanistica.
In ambito residenziale vanno citati Villa Vitali (1924-1925) sul Lungoparma e Palazzo Alessandri in piazzale Boito (1940) dagli echi Piacentiniani.
L’ultima sua opera fu la trasformazione della facciata della torre di San Paolo in monumento ai Caduti di Tutte le Guerre (1961). Contemporaneamente si dedicò all’architettura funeraria costruendo, nel cimitero di Parma, il cenotafio ai Caduti della società di Mutuo Soccorso “Pietro Cocconi” (1922), i monumenti Merli e Pizzorni (1922), numerose edicole, come quelle per le famiglie Gardelli (1923), Dall’Aglio-Zanzucchi (1924), Carpi (1926), Stori-Brigenti (1930), Spaggiari (1945), Guaita (1952), Camorali (1954); in provincia le cappelle Bo a Traversetolo (1925) e Carrara-Verdi a Busseto (1930). In tutti questi lavori, ispirati di preferenza al movimento secessionista, pur costretto a operare entro spazi limitati, si servì di una fantasia esuberante, influenzando con la sua visione artistica anche i suoi collaboratori, incaricati della parte scultorea dei monumenti, come Renato Brozzi, Guglielmo Cacciani, Alessandro Marzaroli e Carlo Mattioli.
Aggirata e superata la tomba di Paganini, si prosegue diritto fino ad incrociare il porticato dell’Ottagono e si svolta a sinistra, fino ad incontrare, sulla sinistra, l’edicola Terzi.