

Edicola Zanlari, 1963
Carlo Mattioli (1911-1994)
Il monumento: l’intera edicola si deve alla progettazione di Carlo Mattioli, artista amico di Alberto Zanlari, presidente degli Industriali parmensi. A Mattioli si devono anche il crocifisso bronzeo in facciata (1962) e la vetrata policroma (1961) con la figura di angelo tubicino con la tromba del giudizio.
L’edicola si presenta come un semplice parallelepipedo rivestito da blocchi di pietra rettangolari che si differenziano per le diverse tonalità di grigio, bianco e rosa.
L’accesso è costituito da un cancello a grata in metallo nero ed è sormontato dal crocifisso.
La parte superiore dell’edificio è caratterizzata da una fila di lacunari mentre una copertura a piramide rivestita con tegole in bronzo costituisce il tetto.
La parete posteriore presenta dodici lastre in marmo rosa di Asiago martellato corrispondenti agli avelli interni e un rilievo con l’Agnus Dei, simile ai rilievi del fonte battesimale, ultimato da Mattioli nel 1958 a Carrara, per la chiesa di Santa Maria della Pace in Parma.
Il cartone originale della vetrata è stato donato dall’Artista alla Galleria Nazionale di Parma nel 1961.
La vita: Carlo Mattioli, nato a Modena l’8 maggio 1911, proviene da una stirpe di decoratori modenesi e, proprio col nonno, impara a usare i pennelli decorando ville di campagna. Studia poi agli Istituti d’Arte di Modena e quindi di Parma, dopo che il padre Antonio vi si era trasferito nel 1935. Carlo si sposa e prende casa e studio presso il Duomo. Stringe amicizia con Bertolucci, Luzi, Macrì, Spagnoletti; a Firenze frequenta il cenacolo delle Giubbe Rosse e presenta la sua prima personale (1943) voluta da Ottone Rosai. Nel 1956 ottiene il premio internazionale per il disegno alla Biennale di Venezia. Numerosi poeti – fra cui Carrieri, Vigorelli, Lajolo, Soavi, Bigongiari – scrivono per lui. Torna alla Biennale di Venezia nel 1968 con una sala dedicata alla natura morta. Due anni dopo Parma lo onora con la prima antologica alle Scuderie della Pilotta, che dilata la fortuna dell’artista con esposizioni in spazi pubblici, che culminano nel 1984 con l’antologica a Palazzo Reale di Milano. Le rassegne si susseguono e la bibliografia assume dimensioni di tutto rilievo. Negli ultimi tempi si dedica soprattutto a crocefissi maestosi e imponenti, dipinti su tavole di legno antico e raro; ne dona tre a Parma: uno per la chiesa di Santa Maria del Rosario, uno in San Giovanni e l’ultimo (giugno 1991) alla chiesa della Trasfigurazione; un quarto lo donò alla Basilica di San Miniato al Monte a Firenze. L’aspirazione a una pittura senza residui, distillata nella rara essenza poetica della forma, continuò a essere il suo traguardo-limite, anche negli ultimi anni di vita. E fu proprio questa tensione inesausta a fare di lui una delle voci più vive della pittura italiana contemporanea. Carlo Mattioli si spegne a Parma il 12 luglio 1994 e le sue spoglie riposano al Cimitero parmigiano di Marore, assieme a quelle della moglie, vegliate dalla figura in bronzo del pellicano realizzata dall’Artista.
Le opere: tra le numerose opere, ricordiamo le vetrate, i mosaici, l’attività di illustratore dei testi stendhaliani e di numerosi classici della poesia, le nature morte, i cicli delle Ginestre, delle Acque morte, dei ritratti, delle vedute di Parma, dei paesaggi presenti in numerose collezioni pubbliche e private. Nel marzo 2015 per volere della nipote Anna il suo studio, raccolto e antico, si apre al pubblico come museo della sua opera e sede dell’omonimo archivio, divenuto Fondazione nel 2018. Al Cimitero monumentale della Villetta sono visibili suoi mosaici, oltre che nella Edicola Camorali, anche nelle edicole Carra, Boni e Guaita.
Proseguendo sotto i portici in direzione Sud si raggiunge l’Oratorio di San Gregorio Magno.
01. Un intenso ritratto fotografico di Carlo Mattioli nel suo studio di borgo Retto (Archivio Mattioli, Parma).
02. L’Edicola Zanlari nel Cimitero Monumentale di Parma.
03. Carlo Mattioli, crocifisso per l’edicola Zanlari, bronzo, 1962.
04. Carlo Mattioli, cartone con angelo tubicino per la vetrata dell’edicola Zanlari, 1961 (Parma, Galleria nazionale).