

Monumento Coppi, 1931
Amerigo Bonaconza (1895-1970)
Il monumento: databile posteriormente al 1931, presenta un’alta struttura sviluppata a piramide a base quadrata che culmina con la statua marmorea a tutto tondo di un nudo virile reclinato con accanto un tripode con la fiamma accesa. La piramide è costituita da blocchi di pietra di Carrara disposti in modo irregolare e variamente sbozzati.
Sul lato principale, a sinistra, il busto del defunto, Paolo Coppi, “volontario garibaldino nelle campagne del 1866, 1867 e 1870” è rappresentato a rilievo di tre quarti con il tipico copricapo garibaldino, mentre il ritratto frontale della moglie, addossato a uno dei blocchi, si trova più in alto a destra. Al centro, una lastra levigata presenta l’incisione “Coniugi Coppi”.
Al centro del lato sinistro è situata una croce in marmo, e in basso una lastra incisa con la dedica a Paolo Coppi.
Sulla sommità della piramide si trova la statua raffigurante un nudo virile che si appoggia ai blocchi con l’avambraccio, con il bacino e con i piedi, e sembra concentrato sul teschio che stringe fra le mani. L’apice della piramide è chiuso da un tripode con la fiamma accesa. La composizione evoca il confronto tra luce e tenebra, tra la vita e la morte: chiunque cerchi la luce deve riflettere e confrontarsi con la caducità umana, simboleggiata dal teschio. Il monumento, progettato dall’architetto Amerigo Bonaconza, presenta sulla sommità un importante gruppo scultoreo che si rifà all’iconografia di ispirazione shakespeariana della figura di Amleto, a cui anche l’iscrizione incisa sulla pietra della piramide – “Sub sole vanitas, super solem veritas” – “Sotto il sole vanità, sopra il sole verità” – fa riferimento; può essere attribuita ad Alceo Dossena e Umberto Rossi e spicca per il forte senso di movimento e per la resa plastica dei sentimenti interiori dell’uomo.
Alceo Dossena (Parma 1907-1954) fu scultore particolarmente attivo nell’opera di riproduzione di modelli antichi. A lui si devono, in sodalizio con Umberto Rossi (Parma, 1887-1954), il camino del Castello di Tabiano (su disegno dell’architetto Mario Vacca) e la fontana del castello di Gabiano Monferrato (su disegno di Lamberto Cusani), nonché la maestà “antelamica” di vicolo del Battistero a Parma.
La vita: Amerigo Bonaconza, figlio di Amilcare e Giuseppina Tomè era nato a Massimo Paz di Santa Fè, in Argentina il 12 ottobre 1895. Giunto in Italia nel 1924, aveva studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Parma e quindi di Bologna, diplomandosi in architettura.
Diviene Architetto del Comune di Parma e firma diversi interventi pubblici fino alla metà degli anni Cinquanta del Novecento. Muore a Parma il 7 ottobre 1970.
Le opere: in qualità di architetto del Comune di Parma, firma negli anni Venti del Novecento un progetto di ampliamento dell’edificio viaggiatori della stazione ferroviaria, non realizzato.
Progetta la villa dell’avvocato Tentolini. In ambito funerario, progetta le tombe Coppi (1931), Zanichelli (1944), Baistrocchi (1946), Villa (1946), Ghiretti (1956) al cimitero della Villetta.
Qui, su suo progetto, viene trasformato il settore Nord-Ovest e creato il Chiostrino Padre Lino, caratterizzato dalle finiture in cotto a vista, dalle iscrizioni di ispirazione francescana e dalla copia della statua dell’Apostolo della Carità al centro, a fianco di un pozzo, inaugurata con chiari intenti di pacificazione sociale il 22 novembre 1947.
Sul lato opposto del viale si trova l’edicola della famiglia Barilla.
01. Monumento Coppi, prospetto principale.
02. Monumento Coppi, particolare con la figura di uomo e la fiaccola.
03. Monumento Coppi, particolare del volto della figura maschile che guarda il teschio.
04. Monumento Coppi, l’epigrafe che riporta il motto latino «Sub sole vanitas, super solem veritas», «sotto il sole vanità, sopra il sole verità».