Edicola Leoni, 1913-1920

Ettore Leoni (1886-1968)

Il monumento: l’edicola, progettata dall’architetto Ettore Leoni fra il 1913 e il 1920 e realizzata con l’apporto di Antonio Leoni per le parti marmoree e Renato Brozzi per gli apparati scultorei, è un ricco campionario di motivi decorativi improntati al gusto Liberty. È costituita da un corpo in marmo rosa con tetto a doppio spiovente sormontato da un elemento architettonico decorativo a forma di ara, sostenuta da colonnine in marmo verde cipollino poggianti, a loro volta, su un basamento decorato a mosaico con motivi religiosi e vegetali. In corrispondenza del basamento, sulla facciata, si snodano quattro paraste con capitelli classici e basamento decorato a mosaico sorretto da due cani accucciati a bassorilievo opera dello scultore Renato Brozzi.
Sulle facciate laterali vi sono due timpani sorretti da mensole che accolgono mosaici raffiguranti Sant’Antonio e Santa Teresa.
Al centro della facciata si apre un portale decorato da mosaici. In origine l’accesso era arricchito da due leoni accucciati in pietra che reggevano due bracieri in bronzo scolpiti sempre da Brozzi, trafugati nell’estate del 1992. I due battenti recano iscrizioni latine di invocazione alla Vergine, oltre alla data di realizzazione dell’edicola.
L’edicola risulta particolarmente interessante per l’impiego di svariati materiali – marmi diversi, vetro, bronzo – quasi un campionario della decorazione funeraria dell’epoca.

La vita: Ettore Leoni nacque a Parma l’8 agosto 1886 da Antonio e Teresa Luccini. Il padre, artista e titolare di una ditta di lavorazione di marmi e pietre con sede in via Linati a Parma, lavorò spesso con il figlio, soprattutto nella realizzazione di cappelle e monumenti funerari, di motivi decorativi plastici, di sculture e di pannellature di rivestimento.
Qualche anno dopo il diploma in architettura (1907) all’Istituto di Belle Arti di Parma, Ettore fu chiamato a realizzare palazzo Marchesi (1913), all’angolo di via Melloni e via Garibaldi, impostato sul prototipo della casa parigina della seconda metà del XIX secolo.
La carriera, felicemente iniziata, venne però presto interrotta dal primo conflitto mondiale, al quale partecipò come ufficiale di cavalleria, perdendo in guerra la mano sinistra.
Ripresa l’attività nell’immediato dopoguerra, Leoni trovò a Parma il terreno ideale per esplicare una vastissima attività costruttiva in tutti i settori – dall’edilizia residenziale di qualità, per la borghesia cittadina, alle commesse pubbliche, ai progetti industriali, alle costruzioni funerarie – che lo impegnò sino alla vecchiaia.
Ettore Leoni moriva nella sua città il 30 maggio 1968 e riposa al cimitero della Villetta in quella edicola di famiglia da lui stesso progettata con grande perizia.

Le opere: in un decennio di intenso lavoro, Ettore Leoni costruì la Banca Agraria (1920-1923), lo stabilimento della vetreria Bormioli (1921), il campo sportivo Tardini (1922), la parte della Ghiaia lungo viale Mariotti (1927), casa Corradi (1927) alla fine di via Cavour, casa Quirici (1928) all’inizio di via Parmigianino, palazzo Chiari (1928) in piazzale dei Servi e palazzo Serventi (1930) in via della Repubblica.
Particolarmente attivo nella progettazione di villette monofamiliari lasciò numerosi esempi sia nelle nascenti periferie cittadine che in provincia. Si ricordano, tra le altre, villa Barilli (1913), all’inizio di via delle Fonderie, villa Leoni (1913) in viale Martiri della Libertà, villa Figna (1916) in via Palestro, villa Salvini (1919) in viale Solferino, Villa Saccani, con serra per aranciaia e floricoltura (1921), casa Capra su viale Campanini, in collaborazione con Gino Robuschi (1923), villa Artoni o Adele (1924) in viale Martiri della Libertà, villa Sambataro a Fontanellato, realizzata nel 1925 con la collaborazione del geometra Pastorini, villa Chiari (1930) in via Emilia Est, villa Gelmini (1934) in viale Partigiani d’Italia, villa Maghenzani (1946) a San Pancrazio, villa Bormioli (1946) a San Leonardo, villa Boni (1947) in via P. M. Rossi, villa Alessandrini (1925) a Sant’Andrea Bagni, villa Rossi (1923), villa Roffi (1932), villa Zecca (1932) a Soragna, villa Medioli (1946) a San Martino Sinzano e villa Alinovi (1946) a Sala Baganza.
Leoni si specializzò anche nella progettazione di spazi ed edifici per le attività economiche e produttive. Sotto questo aspetto sono da ricordare il complesso industriale Caselli (1925) in via Emilia Est, il mulino Figna (1927) a Valera, lo stabilimento Cavazzini (1946) in viale Fratti, palazzo Gelmini (1950-1957) in piazzale Santa Croce, le officine Gelmini (1950-1960) in via Ferrari, le succursali della Banca Agraria a Fontanellato e a Soragna (1920-1923), la sistemazione di viale Verdi (1932) e l’ampliamento dell’orfanotrofio femminile Meli-Lupi (1933), a Soragna, il complesso colonico Chiari (1944-1945) a Madregolo, e lo stabilimento Alinovi (1944), a Sala Baganza.
Nel settore funerario le opere firmate da Leoni sono caratterizzate da una elevata qualità formale e di realizzazione. Fra le tante, a Parma ricordiamo il monumento Cloetta (1916), le edicole Leoni (1913-1920), Bormioli (1924), Romanini (1926-1929), Chiari (1933) e Tanzi (1939).
In provincia sono da ricordare le cappelle Bettati (1948) e Azzali (1949) a Marore, Crescini (1950) a Fontanellato, Magnani (1952) a Roccabianca e Medioli (1953) a Valera. Confrontandole con gli altri edifici realizzati dal Leoni, si colgono i vari aspetti della sua versatilità professionale.

Di fronte, oltre l’incrocio, si innalza l’Edicola Romanelli, sovrastata da un ardito gruppo scultoreo di angeli.

01. Ritratto fotografico dell’architetto Ettore Leoni intorno al 1910 (Collezione privata, Parma).
02. Edicola Leoni, facciata.
03. L’edicola Leoni al Cimitero monumentale della Villetta fotografata negli anni Ottanta del Novecento prima del furto (1992) dei due leoni portaceri scolpiti da Renato Brozzi e collocati ai lati del portale d’ingresso.