L’Ottagono storico (1817)

Il progetto, nella sua versione definitiva sarà presentato solo il 5 ottobre 1818; consiste in un recinto dalla pianta quadrata all’esterno e ottagonale all’interno. L’Ottagono, con quattro lati opposti maggiori e quattro minori, è racchiuso da 156 portici con semplici pilastri sormontati da archi a tutto sesto, assegnati alle rappresentanze sociali dell’epoca: alle famiglie nobili e notabili della città, ai personaggi della Corte, al Comune, all’Università, all’Ordine Costantiniano, alla Pia Unione degli Ufficianti, istituita sin dalla fondazione del cimitero con lo scopo di pregare per i defunti ivi sepolti, a diversi Ordini e Confraternite religiose.
L’interno è suddiviso in quattro grandi campi, destinati alle sepolture comuni, da due viali che si incrociano ortogonalmente al centro del cimitero, e i prolungamenti dei lati maggiori dell’Ottagono danno luogo a quattro spazi triangolari, ciascuno dotato di un ingresso particolare destinati, come testimonia una pianta del 1856, ad accogliere nel recinto dell’angolo Sud-Est l’ossario, in quello a Sud-Ovest gli Ebrei e i Protestanti, a Nord-Ovest i giustiziati e i suicidi – con una zona riservata al boia e alla sua famiglia – che verrà soppresso nel 1861, e a Nord-Est i bambini nati morti o non battezzati.
Il progetto di Giuseppe Cocconcelli (1740-1819) riproponeva, in sintesi, lo schema di due cimiteri “modello” per l’architettura cimiteriale ottocentesca italiana: il Camposanto di Pisa, con chiostro coperto per le sepolture privilegiate e un campo scoperto per la fossa dei poveri, e quello della Certosa di Bologna, strutturata a sua volta in un cortile centrale circondato da un chiostro.
Ne dà notizia la stessa duchessa Maria Luigia (1791-1847) in una sua lettera: «Ho fatto costruire la cinta di un cimitero che, come spero, sarà il primo d’Italia, dopo il Camposanto di Pisa e quello di Bologna. Io vado spesso su questa passeggiata in mezzo ai morti, che sebbene mi rattristi, mi fa bene all’anima».
L’innalzamento dei portici, la cui costruzione era a carico dei singoli concessionari tenuti a seguire il progetto comune, iniziava nel 1819 e, avanzando parallelamente sui due lati dell’ingresso e della Cappella, trovava compimento solo nel 1876.
Il primo parmigiano ad essere sepolto nel cimitero della Villetta fu il poeta Angelo Mazza (1741-1817) al quale era pure stata dedicata una lapide – tuttora esistente – sulla facciata della chiesa di Santa Cristina.
Nel 1828 un altro poeta, il letterato fidentino Michele Leoni (1776-1858), traduttore di Petrarca e di Shakespeare, poteva scrivere un carme in endecasillabi sul camposanto di Parma:
«De la mia Parma in su la manca riva
un ampio sorge suburban recinto
a i corpi sacro che non han più vita».
Percorrendo il porticato alla sinistra dell’ingresso, si raggiunge l’arco 39, dove si apre la Galleria Sud-Est.