Macedonio Pinelli

(1829-1886) – Militare, spadaccino

Vicende: Macedonio Pinelli, nato a Parma l’11 febbraio 1829, a diciannove anni abbandonò il corso della facoltà fisico-matematica dell’Università di Parma e, col padre evangelista e altri generosi patrioti, combatté il 20 marzo 1848 per le vie di Parma contro le truppe ducali e quelle austriache. Quattro giorni dopo andò a Milano ad arruolarsi nella colonna comandata da Luciano Manara. Prese parte quale luogotenente al combattimento di Castelnuovo Veronese, dove rimase ferito una prima volta. Si arruolò nuovamente nelle truppe volontarie che il Governo provvisorio parmense stava ordinando, e con quelle raggiunse l’esercito piemontese a Santa Lucia il 6 maggio. Si batté con coraggio ed ebbe la Menzione onorevole al Valor Militare e la promozione a sergente, e poco dopo a sottotenente. Ammesso nei Bersaglieri, fece la campagna del 1849 nel 3° battaglione e quella di Crimea nel 5°, meritando una seconda menzione alla battaglia della Cernaia. Sottotenente nel 10° battaglione, il 4 maggio 1859, cominciata appena la campagna contro gli Austriaci, venne gravemente ferito da un proiettile che gli perforò il torace ledendo un polmone. Promosso luogotenente in giugno, passò in ottobre nell’esercito italiano col grado di capitano e con esso rientrò nei Bersaglieri dell’esercito sardo il 16 aprile 1860. Comandò il 25° Battaglione, appena formato, durante le campagne delle Marche e dell’Umbria, e lo condusse il 26 settembre con ammirevole slancio all’assalto di Monte Pelago e di Monte Pulito. Il Battaglione ebbe una menzione onorevole e il Pinelli fu promosso maggiore per merito di guerra. Al Pinelli venne quindi affidata la campagna contro il brigantaggio in Calabria: vi rimase tre anni, compiendo atti di valore e spiegando energicamente la sua azione contro i sovversivi. Nell’agosto 1862, con l’altro comandante giolitti, arrestò la marcia di garibaldi, che venne ferito ad Aspromonte. In quell’occasione fu decorato della Croce dell’ordine militare di Savoja. A Custoza nel 1866 comandò il 15° Bersaglieri e nel 1870, quale luogotenente colonnello, ebbe il comando dei dodici battaglioni di riserva al corpo d’esercito di Cadorna che operarono a Grotta Rossa, passarono il Tevere e occuparono i ponti sull’Aniene. Entrò tra i primi in Roma per la breccia di Porta Pia e poche ore dopo, trovandosi in piazza colonna, fece scudo del proprio corpo agli zuavi pontifici prigionieri, contro i quali il popolo inveiva. Meritò altra menzione onorevole per l’opera prestata in occasione dello straripamento del Tevere (dicembre 1870). comandante del 10° Bersaglieri dal 1° gennaio 1871 e comandate del 3° nel 1873, ebbe alla fine di quell’anno il grado di colonnello. L’8 novembre 1880 lasciò il corpo dei Bersaglieri per passare al comando di una Brigata, e il 2 giugno dell’anno successivo fu nominato maggiore generale, comandante la Brigata Palermo di stanza a Verona. Schermidore formidabile, il Pinelli fu a lungo considerato la prima lama dell’esercito piemontese. Coltivò anche le lettere e le arti, e fu poeta e musicista di gusto squisito. Oltre alle Medaglie al Valore Militare, ebbe varie altre decorazioni: fu infatti nominato ufficiale dei Santi Maurizio e Lazzaro e dell’ordine militare dei Savoja e commendatore della Corona d’Italia. Pochi giorni prima della sua morte, avvenuta a Milano l’8 agosto 1886, era stato nominato comandante la sesta divisione militare di stanza a Brescia.
Il monumento: il cippo funerario, databile al 1886, a base quadrata, è rivestito con lastre di marmo di Carrara e sostiene una piramide a punta tronca sormontata dal busto in marmo dedicato al generale Pinelli. Sulla base, nel lato Sud, è applicata una targa in bronzo con dedica e decorazioni di quercia e alloro, spada sguainata e elmo con pennacchio e aquila imperiale che reca la dedica: “Alla memoria, del loro generale, Macedonio Pinelli, gli ufficiali, della Brigata Palermo, questa corona posero”.
Il busto è opera firmata dello scultore parmigiano Garibaldo Affanni (1861-1917). Nipote del pittore Ignazio (1828-1889), studiò all’Accademia di Belle Arti di Parma, dove ebbe per maestro Agostino Ferrarini (1828-1898). Quindicenne partecipò al concorso perpetuo di Belle Arti a Parma, con la scultura Un putto che impara a leggere, poi esposta a Roma. A Parma fu autore di monumenti di pregio come quelli all’onorevole Enrico Arisi (1839-1883) alla Villetta e ad Anita Ceresini (1887), un tempo al Cimitero di Parma, smontato dopo che la concessione era scaduta, e trasformato, nel 1950, nel monumento alle vittime del bombardamento del Cornocchio. Nel giugno del 1888 partì per Buenos Aires, in Argentina, dove aprì uno studio, esponendo in varie mostre con molto successo. In Argentina eseguì, tra gli altri, monumenti a Garibaldi, Umberto I e al finanziere Tornquist; busti di varie personalità e il gruppo La Protesta, dedicato al colonnello Falcón. Sue opere si conservano al Cimitero di Riachuelo, un sobborgo italiano della capitale argentina e nel Museo Historico Nacional di Buenos Aires, città dove Affanni morì il 17 novembre 1917 (e non nel 1891 come, erroneamente, registra il Thieme-Becker).