Antonio Colla
(1860-1919) – Tenente, pilota aereo
Vicende: l’edicola Colla, che si trova al centro del quadrante Sud–Ovest, interamente rivestita di marmo, è strutturata come un piccolo edificio religioso a pianta centrale e spicca per la sua imponenza e per la cupola dorata che sovrasta il panorama delle sepolture del cimitero. Interamente progettata e realizzata dallo scultore parmigiano Emilio Trombara (1875-1934) fra il 1932 ed il 1933 con uno stile architettonico di gusto eclettico, è arricchita da numerose sculture modellate dallo stesso artista. Presso gli eredi Trombara sono conservati i bozzetti in argilla dell’edificio e dei vari bassorilievi. L’apparato decorativo, mutato in corso d’opera, fa riferimento alle vicende della famiglia titolare: al tenente pilota Antonio Colla (1907–1932), improvvisamente scomparso, a lavori già iniziati, in un incidente aereo nel 1932 è dedicata la grande raffigurazione del pannello Est, dove l’anima del pilota viene accompagnata al cielo da un angelo. Il pannello Ovest, tratteggia il peccato originale, l’ingresso della morte nella umana vicenda e la prefigurazione dell’Agnello, che a suo tempo ristabilirà l’alleanza secondo la legge (il libro) con il suo sacrificio, sconfiggendo il male e la morte con la sua risurrezione. La figura di San Michele, in veste di guerriero con spada e scudo crociato che sconfigge il maligno, fa da contrappunto alla Vergine Saggia, citata nel Vangelo, che va incontro al suo Signore vestita a festa, con la lampada accesa e l’olio nell’ampolla.
Il monumento: le pareti laterali Est e Ovest presentano due altorilievi in bronzo modellati da Emilio Trombara. Nella parete Est l’altorilievo raffigura il tenente Antonio Colla, giacente su di un sarcofago arricchito da numerosi elementi decorativi. Sullo sfondo, a bassorilievo, una figura alata reca tra le braccia l’anima del defunto, entrambi sorvolano uno scenario bellico al momento del tramonto. Intorno al pilota si trovano i resti dell’aereo precipitato, causa della sua morte. Il defunto, rappresentato in divisa e con un casco da aviatore, è accovacciato sul sarcofago retto da zampe leonine e decorato al centro con una testa di medusa da cui si dipartono volute floreali che vanno a formare i due leoni alati angolari. Lo stile delle raffigurazioni riprende, volutamente, modelli antichi – come i due sarcofagi posti alla base dei bassorilievi laterali o la figura della vergine saggia – che si avvicinano agli stilemi plastici del Cinquecento. Delicatissimo e “impressionista”, è invece, il modellato dei bassorilievi in cui compare anche la figura del genio alato che accompagna l’anima del defunto, già utilizzato a tutto tondo nel gruppo che sovrasta l’Edicola Romanelli e previsto come soggetto principale nel progetto iniziale, come evidenziato dal modellino in scagliola dell’edicola. Anche i leoni alati ai piedi di San Michele rimandano alle Sfingi leonine della stessa Edicola Romanelli.
Nel complesso è, questa, l’opera della maturità dell’artista che vi profonde e riassume motivi e modelli di una lunga attività, lasciando in eredità ai posteri il suo ideale artistico elegante e misurato, prima che nuove tendenze arrivino ad occupare la scena.