Edicola Tanzi, 1939
Ettore Leoni (1886-1968)
Il monumento: l’edicola Tanzi, opera dell’architetto Ettore Leoni, realizzata nel 1939 dall’impresa del padre Antonio, presenta una facciata mossa, caratterizzata da elementi curvilinei, dal rivestimento in marmo color beige e dalle zoccolature e dalle cornici in marmo grigio. Il gioco capriccioso e leggero di stucchi, cornici, festoni, volute bizzarramente intrecciate, nega la forma architettonica. Il carattere rococò dell’insieme individua anche una ricerca di ritmi dinamici tipica del barocco, ma interpretata in chiave raffinata e leziosa.
La porta è affiancata da due colonne e sormontata da un fastigio che reitera un motivo già presente nella parte superiore della facciata. Ai lati dell’ingresso, si aprono due piccole nicchie che accolgono vasi in pietra da cui spuntano rami fioriti realizzati a mosaico sul fondo ricurvo.
Le fiancate ripropongono il motivo delle due colonne laterali con al centro, sopra una mensola dal profilo ricurvo della facciata, un vaso in pietra.
Il marciapiede esterno è delimitato da colonne spezzate con scanalature smussate.
L’interno è caratterizzato da due imponenti sarcofagi in marmo, che riprendono le linee curve della facciata e da due fasce orizzontali dipinte con i simboli della passione di Cristo: la corona di spine, la lancia con la spugna, la colonna, la scala, pinze e martello… Simboli che ritornano in altre realizzazioni funerarie dell’architetto parmigiano, come la stessa edicola della famiglia Leoni (1920) o l’edicola Chiari (1933).
La vita: Ettore Leoni nacque a Parma l’8 agosto 1886 da Antonio e Teresa Luccini. Il padre, artista e titolare di una ditta di lavorazione di marmi e pietre con sede in via Linati a Parma, lavorò spesso con il figlio, soprattutto nella realizzazione di cappelle e monumenti funerari, di motivi decorativi plastici, di sculture e di pannellature di rivestimento.
Qualche anno dopo il diploma in architettura (1907) all’Istituto di Belle Arti di Parma, Ettore fu chiamato a realizzare palazzo Marchesi (1913), all’angolo di via Melloni e via Garibaldi, impostato sul prototipo della casa parigina della seconda metà del XIX secolo.
La carriera, felicemente iniziata, venne però presto interrotta dal primo conflitto mondiale, al quale partecipò come ufficiale di cavalleria, perdendo in guerra la mano sinistra.
Ripresa l’attività nell’immediato dopoguerra, Leoni trovò a Parma il terreno ideale per esplicare una vastissima attività costruttiva in tutti i settori – dall’edilizia residenziale di qualità, per la borghesia cittadina, alle commesse pubbliche, ai progetti industriali, alle costruzioni funerarie – che lo impegnò sino alla vecchiaia.
Ettore Leoni moriva nella sua città il 30 maggio 1968 e riposa al cimitero della Villetta in quella edicola di famiglia da lui stesso progettata con grande perizia.
Le opere: in un decennio di intenso lavoro, Ettore Leoni costruì la Banca Agraria (1920-1923), lo stabilimento della vetreria Bormioli (1921), il campo sportivo Tardini (1922), la parte della Ghiaia lungo viale Mariotti (1927), casa Corradi (1927) alla fine di via Cavour, casa Quirici (1928) all’inizio di via Parmigianino, palazzo Chiari (1928) in piazzale dei Servi e palazzo Serventi (1930) in via della Repubblica.
Particolarmente attivo nella progettazione di villette monofamiliari lasciò numerosi esempi sia nelle nascenti periferie cittadine che in provincia. Si ricordano, tra le altre, villa Barilli (1913), all’inizio di via delle Fonderie, villa Leoni (1913) in viale Martiri della Libertà, villa Figna (1916) in via Palestro, villa Salvini (1919) in viale Solferino, Villa Saccani, con serra per aranciaia e floricoltura (1921), casa Capra su viale Campanini, in collaborazione con Gino Robuschi (1923), villa Artoni o Adele (1924) in viale Martiri della Libertà, villa Sambataro a Fontanellato, realizzata nel 1925 con la collaborazione del geometra Pastorini, villa Chiari (1930) in via Emilia Est, villa Gelmini (1934) in viale Partigiani d’Italia, villa Maghenzani (1946) a San Pancrazio, villa Bormioli (1946) a San Leonardo, villa Boni (1947) in via P. M. Rossi, villa Alessandrini (1925) a Sant’Andrea Bagni, villa Rossi (1923), villa Roffi (1932), villa Zecca (1932) a Soragna, villa Medioli (1946) a San Martino Sinzano e villa Alinovi (1946) a Sala Baganza.
Leoni si specializzò anche nella progettazione di spazi ed edifici per le attività economiche e produttive. Sotto questo aspetto sono da ricordare il complesso industriale Caselli (1925) in via Emilia Est, il mulino Figna (1927) a Valera, lo stabilimento Cavazzini (1946) in viale Fratti, palazzo Gelmini (1950-1957) in piazzale Santa Croce, le officine Gelmini (1950-1960) in via Ferrari, le succursali della Banca Agraria a Fontanellato e a Soragna (1920-1923), la sistemazione di viale Verdi (1932) e l’ampliamento dell’orfanotrofio femminile Meli-Lupi (1933), a Soragna, il complesso colonico Chiari (1944-1945) a Madregolo, e lo stabilimento Alinovi (1944), a Sala Baganza.
Nel settore funerario le opere firmate da Leoni sono caratterizzate da una elevata qualità formale e di realizzazione. Fra le tante, a Parma ricordiamo il monumento Cloetta (1916), le edicole Leoni (1913-1920), Bormioli (1924), Romanini (1926-1929), Chiari (1933) e Tanzi (1939).
In provincia sono da ricordare le cappelle Bettati (1948) e Azzali (1949) a Marore, Crescini (1950) a Fontanellato, Magnani (1952) a Roccabianca e Medioli (1953) a Valera. Confrontandole con gli altri edifici realizzati dal Leoni, si colgono i vari aspetti della sua versatilità professionale.
Si imbocca il viale centrale in direzione dell’uscita e subito alla sinistra si scorge la piramide del Monumento Coppi.